Le utopie di Lamont Young

Le opere esposte in questa sezione dedicata all’architetto nato e vissuto a Napoli, ma di nazionalità inglese, rappresentano una piccola parte degli esiti di una lunga e feconda fase di ricerca e di elaborazione progettuale scaturita a partire dalla partecipazione al concorso-appalto per le tramvie a cavalli bandito nel 1874 dal Consiglio Comunale di Napoli. In tale ambito, prese corpo l’idea di una trasformazione originale della città e di una sua espansione verso occidente e la collina del Vomero attraverso un progetto di metropolitana, in gran parte sviluppato sottoterra, elaborato inizialmente nel 1880.

Da questo momento, per diversi anni Lamont Young lavorò intensamente alla proposta, preoccupandosi anche di propagandarla attraverso giornali sia italiani che stranieri, fino alle ultime modifiche del 1886 che condussero all’approvazione del progetto nel 1888 anche se, com’è noto, non fu mai realizzato. Fu proprio nei primi anni ottanta dell’Ottocento e in relazione al progetto della metropolitana che, per compensare l’elevato costo della linea ferroviaria, Lamont Young decise di studiare dei progetti che prevedessero colmate a mare lungo la costa di Posillipo e un nuovo quartiere nell’area flegrea, anche per trarre profitto dai materiali di estrazione della parte sotterranea in vista di una maggiore sostenibilità finanziaria, come riferisce Giancarlo Alisio nel suo Lamont Young. Utopia e realtà nell’urbanistica napoletana dell’Ottocento.

Fu così che, nel 1883, oltre al progetto per la Ferrovia Metropolitana, presentò anche quelli del Rione Venezia e dei Campi Flegrei, esposti sinteticamente dapprima in un volumetto dello stesso anno e, successivamente, in un’opera in cinque volumi intitolata Relazione sul progetto di una Ferrovia Metropolitana e Campi Flegrei per la città di Napoli, di cui probabilmente soltanto l’ultimo pubblicato a stampa ‒ una copia del volume, nella sua seconda edizione del 1888, è custodita presso la biblioteca Franco Tortorelli dell’ANIAI. L’anno successivo, in risposta all’epidemia di colera che colpì la città, Young propose, in un volume dal titolo Bonifica del basso Napoli, ulteriori modifiche rivolte alle zone maggiormente colpite, i cosiddetti quartieri bassi e il nucleo antico della città. L’intervento si basava sostanzialmente su una strategia di decentramento e di sventramenti per la parte antica, unitamente all’innalzamento del suolo dei quartieri bassi.

Il sistema dei collegamenti, fulcro delle sue proposte, era articolato in due tratti che avevano il loro punto di partenza a Bagnoli: la “linea superiore”, che collegava i quartieri extraurbani (Fuorigrotta, Posillipo, Vomero, Mergellina) con quelli del centro della città, ricorrendo anche a linee sopraelevate, trafori e l’ardito ascensore per il Vomero; la “linea inferiore”, che seguiva lo stesso percorso ma in senso inverso.

Il nuovo quartiere, per lo più residenziale, da realizzarsi tramite colmata a mare era il Rione Venezia, chiaramente ispirato alla celebre città lagunare, ma con l’ambizione di correggerne quelli che Young definì gli “orrori”, dal punto di vista della vivibilità, attraverso accorgimenti tecnici riguardanti la misura dell’innalzamento del rione rispetto al mare e la dimensione dei canali. Il quartiere dei Campi Flegrei, collegato al Rione Venezia attraverso un traforo-canale scavato nella collina di Posillipo, fu progettato come un quartiere a destinazione mista, con abitazioni, aree espositive e attrezzature pubbliche, come gli stabilimenti balneari e i bagni termali, alberghi, un giardino zoologico, gallerie di negozi e il Palazzo di Cristallo; il tutto suddiviso in cinque zone e immerso nel verde. In particolare, l’area di Bagnoli era destinata ad un uso residenziale che, in mancanza delle industrie, poteva essere a stretto contatto con acque non inquinate.

Nonostante la proposta di Lamont Young rifletta alcuni limiti della cultura ottocentesca di cui è figlio, come ad esempio la scarsa sensibilità per il più ampio contesto urbano a favore di una visione legata al singolo monumento, non poche furono le intuizioni che ancora oggi conservano un valore positivo, specie nelle previsioni logistiche e tecniche del sistema dei collegamenti, nella soluzione evidenziata per l’area di Bagnoli e per la generale considerazione della vocazione turistica dell’intera zona flegrea.

a cura di Alberto Terminio

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