Le architetture della modernità e della sperimentazione
- La mostra dedicata a Franz Di Salvo intende porre in evidenza il carattere moderno e sperimentale delle sue architetture. Modernità di forme ma anche soprattutto appassionata e incessante sperimentazione tecnologica. Fu tra gli architetti napoletani più innovativi del suo tempo e della sua generazione: per una concezione unitaria del mestiere dell'architetto, dalla ideazione alla concreta attuazione, anche attraverso uno studio attento dell’organizzazione del cantiere; per la capacità di governare in varie misura le scale del design, dell'architettura e dell'urbanistica; per l'attenzione dedicata al dibattito internazionale rispetto al quale seppe offrire in qualche occasione apprezzati contributi.
I materiali presenti nella mostra - selezionati tra quelli salvati da un allagamento dell'archivio Di Salvo negli anni 80 - sono stati organizzati in 5 temi, ognuno illustrati da una icona (l'immagine ritenuta emblematica), da testi (progetti rientranti nel tema) e contesti (progetti analoghi e coevi napoletani, italiani e stranieri) volti a circostanziare una delle esperienze progettuali più interessanti della seconda metà del 900 architettonico napoletano. Pasquale Belfiore Maggiori Info Francesco Di Salvo: un mestiere ostinato e senza rinunzie
- Un mestiere ostinato e senza rinunzie, è la caratteristica di Di Salvo che intende la professione come una sorta di corpo a corpo penso e continuo con il progetto, i committenti, la materia, le regole, i costi ed il cantiere dell'architettura. Decine e decine di progetti, pochi realizzati ed in seguito modificati in modo improprio punto diventa così ancora più importante il materiale documentario di questa mostra che restituisce anche i tratti di un architetto in linea con la cultura tecnologica e figurativa prevalente del suo periodo (e si apprezzino le grandi fattezze della Sidercomit), di un architetto del suo tempo anche però nell’irrisolto rapporto - senza le rinunzie, talvolta necessarie - con la città storica e con il paesaggio, come mostra il progetto dell'insediamento sul Monte Echia. Franz Di Salvo con i suoi collaboratori Franz DI Salvo con Luigi Cosenza
- I progetti a scala territoriale ideati tra il 1958 e il 1977. Siamo nella stagione dell'utopia mega strutturale, dell'architettura della grande dimensione e di salvo vi partecipa con proposte che vengono apprezzate dalla critica appunto il progetto più noto è quello della citta non lana per 50.000 abitanti concepita come un nucleo satellite di Napoli mentre a Bratislava e a Firenze ripropone un'evoluzione più matura delle unità edilizia sperimentata per la prima volta a Scampia. Nessuna di queste proposte è stata realizzata pur trattandosi di una utopia possibile, la stessa che nella storia architettonica di Napoli hanno praticato dapprima Lamont Young, poi Manfredi Franco ed oggi Aldo Loris Rossi e Donatella Mazzoleni ai quali Franz Di Salvo si associa con piena dignità. Progetti italiani e stranieri Progetti italiani e stranieri ideati all'interno della poetica della grande dimensione, fonte primaria di riferimento (con il Le Corbusier del piano di Algeri) delle proposte a scala territoriale di di Salvo. La Città nolana è costantemente presente nelle antologie e nelle rassegne espositive che illustrano la componente utopica del dibattito. F. di Salvo, La Città Nolana. Progetto pubblico privato per conto della SICIR, 1969-70
La Città Nolana
- F. di Salvo, La Città Nolana. Progetto pubblico privato per conto della SICIR, 1969-70
Unità di abitazione per 3000 abitanti Bratislava
- F. Di Salvo, progetto per il concorso internazionale di idee per unità di abitazione per 3000 abitanti Bratislava (CK) 1968 F. di Salvo, Concorso per il centro direzionale di Tangeri, 1972 F. di Salvo con V. Forino, F. Marengo, progetto per il concorso nazionale di idee per il quartiere CEP alle Barene di San Giuliano a Mestre, Venezia 1959 60
Centro direzionale di Firenze - Concorso
- F. di Salvo con M. Lauro, L. Palomba, E. Pasca di Magliano, S. di Pasquale, M. Felli, Progetto per il concorso internazionale di idee per il centro direzionale di Firenze, 1977
Progetti italiani e stranieri
S. Tigerman, Istant city, 1968. L. Pellegrin (coordinatore), progetto per il concorso del quartiere ZEN, Palermo, 1970-71 K. Tange, Progetto per la baia di Tokio, 1960.L. Ricci, Miami Model Cities; A. Isozaki, struttura spaziale, 1970 Gruppo Archigram, Walking City, 1964 L. Quaroni ed altri, progetto per il concorso nazionale di idee per il quartiere CEP alle Barene di San Giuliano a Mestre, Venezia 1959 60 - Per questa sintesi del lavoro progettuale di Di Salvo. Da un lato alcuni tra i migliori esempi di edilizia costiera a Posillipo, dall'altro, progetti che oggi appaiono stravaganti e improponibili ma che fino a qualche decennio orsono erano considerati legittimi, anche presso progettisti di rilievo.
Stabilimento Sider-Comit
- F. Di Salvo, Stabilimento Sider-Comit, Napoli, 1957-58
F. Di Salvo, Progetto per unità direzionale Monte Echia, Napoli, 1958
F. Di Salvo, Edificio in via Posillipo, Napoli, 1965
F. Di Salvo, Villa in via Pacuvio, Napoli, 1964
F. Di Salvo, Edificio in via Orazio, Napoli. 1968
L. Cosenza, F. Della Sala, Villa Ferri, Napoli 1946-47
F. Di Salvo, Edificio in via Manzoni, Napoli, 1948
Edificio Commerciale in via Arenaccia
- F. Di Salvo, Edificio Commerciale in via Arenaccia, Napoli, 1968-70
- Le scatole napoletane sono i bianchi volumi della prima edilizia popolare napoletana così (positivamente) definiti dalla critica architettonica italiana del dopoguerra. Scatole perché sono volumi puri, edifici razionali, luminosi, ordinati e decorosi, come ordinata e decorosa e la scena urbana di via Stadera che mostra il quartiere Cesare Battisti. Qui Di Salvo, con Abenante e Papale, fa il suo primo esordio napoletano e con il prospetto più eversivo del dopoguerra con una coraggiosa ed esplicita citazione della “finestra a nastro” di Le Corbusier. Accanto alle palazzine di Di Salvo, quelle di Cosenza e a seguire quelle di De Felice e Sbriziolo. Ancora bianchi volumi a barra ed in altre zone della città punto il confronto con l'orizzonte italiano vede Napoli (e Di Salvo) in posizioni di assoluto rilievo. Immagini di quartieri di edilizia pubblica napoletani e italiani del dopoguerra. Immagini di case popolari che tuttavia sono state tra le espressioni migliori dell'architettura del 900, in Italia come a Napoli. Il degrado attuale impone interventi di restauro: dapprima in nome della civiltà abitativa e del decoro urbano, poi dell'architettura.
Le Scatole Napoletane
- Di Salvo, G. Papale, L. Abenante, Rione Cesare Battisti lotto A, Napoli 1947-48. L’assonometria è tratta dal libro di Sergio Stenti Napoli Moderna, città e case popolari 1868 1980
Le Scatole Napoletane
- Ricostruzione case popolari al Rione Luzzatti, Napoli 1946 L. Abenante, C. Coen, L. Cosenza, G. Limoncelli, C. Cocchia, N. Corbi, F. Della Sala, F. Di Salvo, G. De Luca, G. Papale, F. Salvatori, Rione Mazzini, Napoli 1946-47 F. Di Salvo, G, Papale, L. Abenante, Rione Cavour, Barra 1947 48
Le Scatole Napoletane
- L. Cosenza, C. Coen, F. Della Sala, Rione D'Azeglio, Napoli 1946 47 17 L. Cosenza, C. Coen, F. Della Sala, Isolato al Rione Luzzatti Napoli 1946 47 L. Cosenza, R. Salvatori, Case a via Consalvo, Napoli 1947 49 G. Samonà, L. Piccinato ed altri, Villaggio San Marco a Mestre, Venezia 1951 61 L. Figini, G. Pollini, G. Ponti, Quartiere di via Harrar, Milano 1951 55 F. Albini, BBPR, I. Gardella, Quartiere di Cesate, Milano 1951 57 G. De Carlo, Complesso residenziale di Sesto San Giovanni, Milano 1950 51
- Le vele di Scampia e i quartieri analoghi Le Vele è il nome che indica il quartiere di Scampia progettato a partire dal 1962 da un gruppo di professionisti napoletani coordinati da Di Salvo. Divenuto negli anni il simbolo del degrado urbano, è attualmente in fase di progressiva demolizione. Situazioni analoghe si registrano in altri grandi quartieri italiani coevi con le Vele, dallo Zen di Palermo al Corviale di Roma al Forte Quezzi di Genova. A Napoli come altrove, l'architettura è la sola a pagare un prezzo eccessivo ad errori di gestione politico-amministrativa dei grandi agglomerati urbani. La pubblicazione in questa mostra del progetto originario delle vele è un invito a discutere nel merito su una delle opere più interessanti e meglio progettate per 900 napoletano una discussione di Scienze architettonica, lontana dalle occasioni della politica. Quartieri italiani analoghi per dimensioni e criteri progettuali alle vele di Scampia progetti utopici che hanno ispirato le forme dei nuovi, grandi quartieri. Un momento dell'architettura internazionale della seconda metà del 900 sul quale vi è un ripensamento critico lontano in genere dai toni radicali che il dibattito assunto in Italia. Le Corbusier, Elemento modulare abitativo dell’Unitè d’Habitation a Marsiglia, 1946-52
Le Vele di Scampia
- Le Vele di Scampia Di Salvo inventa, per i napoletani, un modo di abitare moderno ma antico. Proietta lo spazio di relazione della strada per 14 piani e 40 metri di altezza, su scale e passerelle tese nel vuoto tra sottili montagne di case fra due vesuvi buoni en silhouette. Poi, in cantiere, la distanza tra le coppie di edifici si riduce, i percorsi orizzontali e verticali si appesantiscono, e i tunnel fanno il resto. Per queste e per tante altre ragioni, l'area strada si trasforma in un buio vicolo, un mondo migliore in una versione più moderna del Ventre di Napoli.
Il sistema geometrico-formale si fonda su una griglia dal modulo base quadrato di 3.6 m di lato adottato nella cellula abitativa e coincidente con il soggiorno. la griglia determina tutta l'organizzazione insediativa. All'interno dell'alloggio tutta la struttura distributiva assume come base dimensionale il sottomultiplo M/3 – 1.2 m
Fotogramma tratto dal film “Le occasioni di Rosa” di Salvatore Piscitelli Franz Di Salvo, le vele di Scampia: il progetto, Napoli 1962
- Franz Di Salvo, le vele di Scampia: il progetto, Napoli 1962
Franz Di Salvo, le vele di Scampia: il progetto, Napoli 1962
- Franz Di Salvo, le vele di Scampia: il progetto, Napoli 1962
La costruzione delle vele, 1975
Il degrado e la demolizione
- Il degrado delle vele. i disegni e le foto dei plastici sono tratti dall'archivio di salvo i disegni al tratto sono di Vincenzo Forino, le foto della costruzione e del degrado sono tratte dall'archivio Matteo de Marino, le foto delle vele demolite sono di Alessandro Bagella e Marco Fabio De Lillo. La demolizione delle vele 1997-2003
Quartieri analoghi
- J.Lubicz-Nycz D.P. Reay, concorso a Tel Aviv - Jaffa, 1963 M. Fiorentino (coordinatore), il Corviale, Roma 1972-82 28 M. Yamasaki, complesso residenziale a Saint Louis, 1952-55, demolizione 1972
- Il Lessico familiare del moderno / Numero e geometria.La Chose Exacte è l'espressione con la quale Le Corbusier intendeva il progetto preciso e concluso in tutte le sue parti. Un risultato che per Di Salvo si consegue con la giusta integrazione tra forma e funzione ma a partire da una rigorosa impostazione modulare della struttura. Il nodo strutturale ordina e conferisce precisione e chiarezza all'edificio, dalla impostazione di pianta, al prospetto, alla sezione. 12 progetti illustrano qui, in questo grande abaco, la particolare caratteristica del suo lavoro ulteriormente ribadita negli studi per i brevetti. Viste unitariamente, queste architetture fanno pensare ad una sorta di “lessico familiare del moderno” per la quantità e la qualità delle citazioni dei grandi maestri Le Corbusier, Mies, Gropius, e dei maggiori esponenti della prestigiosa scuola italiana di ingegneri.Il ruolo di icona del tema è affidato ad una serie di schemi che rappresentano i “campi” delle vele, definiti come “reticoli multipli” per il controllo esatto della struttura, della pianta e dei volumi degli edifici. Così definito applicato a Scampia il reticolo strutturale e funzionale ritorna in tutti i progetti di Di Salvo.
Le Vele
- Le Vele di Scampia, Napoli 1962-75 Il sistema geometrico-formale si fonda su una griglia dal modulo base quadrato di 3.6 m di lato adottato nella cellula abitativa e coincidente con il soggiorno. la griglia determina tutta l'organizzazione insediativa. All'interno dell'alloggio tutta la struttura distributiva assume come base dimensionale il sottomultiplo M/3 – 1.2 Maggiori Info
Banca della Cassa Centrale di Risparmio, Catania
- Banca della Cassa Centrale di Risparmio, Catania 1967 La sovrapposizione tra pietre torre si manifesta nel far confrontare il modulo principale di 5 m e di suoi sottomultipli a cui corrispondono due sistemi costruttivi differenti.Modulo 10 x 10 m Primo e anche unico skyscraper progettato da Di Salvo. Segno evidente, con il suo esagono di pianta che ruota e cambia a scatti di una assimilazione tardiva e tutta stilistica del linguaggio organico e della predicazione zeviana.
La Città Nolana, Nola
- La Città Nolana, Nola 1969-70 la cellula abitativa prefabbricata ordina col suo modulo di 3.60 m la struttura complessiva punto la sezione triangolare uniforma il rapporto tra l'altezza interpiano e la geometria della pianta in senza trasversale secondo i 3 m.Modulo 7.2 x 7.2 m, 360 x 360 m, 12 x 12 m Questa New Town composta di un solo edificio che di salvo voleva far atterrare al centro della Campania e la mega struttura per la quale più che per ogni altra si può recitare dei profundis composto da Reiner Banham nel 1976: Urban futures of the present past.
Centro Direzionale di Firenze
- Centro Direzionale di Firenze, 1977 la ragione geometrica dei 45 ° regola tutta la composizione di piante e prospetto secondo i 3.20 m ed i suoi multipli urbani.Modulo 128 x 128 m, 90 x 90 m I dinosauri architettonici dell'ultimo progetto di Franz di salvo se ne stanno a metà tra stonehenge e flash Gordon punto un arcaismo ipertecnologico a pannelli solari molto simile a quello di Star Wars (che è dello stesso anno). ma completamente privo di ironia.
Edificio residenziale in via Manzoni, Napoli
- Edificio residenziale in via Manzoni, Napoli, 1948-54 Nell'edificio residenziale di committenza privata la ripetizione delle misure ricorrente assume il ritmo variato delle eccezioni tutta dal vano scala.Modulo 4 x 4 m Frutto di una singolare collaborazione con la Soprintendenza (che ha imposto il plan pilotis) e Gino Amicarelli, è una piccola e mediterranea “Unité d'habitation” per Posillipoland. Più fredda e classica ma meno espressiva di tutte quelle di Le Corbusier.
Case Popolari al Rione Luzzatti, Napoli
- Case Popolari al Rione Luzzatti, Napoli, 1946 iterazione e longitudinale secondo i passi strutturali e compositivi di 3.50 m slittati reciprocamente di mezzo modulo.Modulo 7 x 7 m, 3.5 x 3.5 m Due stecche parallele su pilotis, disposte secondo l'asse esotermico. Una versione appena riveduta e corretta - ad applicare integralmente i principi del razionalismo - delle tre stecche in cemento armato del rione Battisti
Case Popolari al Rione Cesare Battisti
- Case Popolari al Rione Cesare Battisti, Napoli, 1945-48 Coincidenza dei sistemi geometrici della struttura e della composizione secondo lo sviluppo longitudinale della misura di corrente di 3.40 m.Modulo 6.8 x 6.8 m, 3.4 x 3.4 m Qui - e solo qui - coesistono felicemente tutti e 5 i 5 points e l'esprit di Corbi - sulle facciate - e tutto l'enciclopedico e funzionalistico rigore della Neue Sachilickeit - Nelle piante delle cellule e nei particolari costruttivi.
Teatro Comunale, Cagliari, 1965
- Teatro Comunale, Cagliari, 1965 gli spazi ricorrenti sono organizzati da una maglia strutturale compositiva quadrata di 6 m di lato. Il settore circolare di 90 ° determina la sala, la platea si separa dal palcoscenico in corrispondenza di una circonferenza di diametro 5 M = 30 m.Modulo 6 x 6 m Un particolare timbro monumentale virgola in bilico tra arcaismo e ipermodernità, tra un nuraghe sardo e la Sydney opera House 1957 di Jorn Utzon.
Politecnico dell'Università, Bari
- Politecnico dell'Università, Bari, 1963-71 il sistema strutturale metallico segue l'ordine quadrato punto le travi reticolari di sostegno delle aule fanno coincidere il tema compositivo e costruttivo.Modulo 12 x 12 m Della lightness strutturale evocata nei disegni di concorso (1963) non c'è traccia nelle sei aule realizzate (1971) e nelle loro pesanti travi reticolari. Come spesso succede a Di Salvo: evocazione tecnologica tanta, sperimentazione appena un po’ meno.
Unità d'abitazione per 3000 abitanti, Bratislava
- Unità d'abitazione per 3000 abitanti, Bratislava, 1968 Nel progetto per Bratislava si ottiene la completa corrispondenza in pianta sezione e prospetto con l'adozione di una maglia cubica di 3 m di lato. Questa e la misura della struttura e della distribuzione. Il modulo di ripetizione longitudinale rappresenta l'unità di passo dell'architettura che si triplica nella profondità dei corpi edilizi, innalzato i tagli orizzontali sono separati ogni 8 moduli costituendo l'ordine gigante di modulazione dell'architettura con sviluppo in altezza.Modulo 36 x 36 m, 24 x 24 m Quattro unità d'abitazione a tenda, un po più alte e lunghe delle vele (e con un profilo perfettamente piramidale, molto più hard delle due semi parabole napoletane), poggiate su di un'immensa piastra, un tappeto volante teso da mani invisibili a 6 metri di altezza sull'orizzonte di Bratislava. Un tappeto che per magia riesce a reggere il peso di un'immane mastaba fatta a fette. Il difficile sta nel non far diventare monumentale il troppo grande. Di Salvo quasi quasi ci riesce.
Credits
- La mostra è curata da Pasquale Belfiore con la collaborazione di Marco Fabio de Lillo, Carlo de Luca e Maria Dolores Morelli. Il progetto di allestimento e di Sergio stenti con la collaborazione di Rossana Zaccara. Le foto del Politecnico di Bari sono di Fabio Donato. Contributi di Ornella Zerlenga, Francesco Costanzo, Antonello Marotta, Letteria Spuria e Franco Vitucci. I modelli esposti in mostra sono stati realizzati dagli allievi della facoltà di architettura della seconda Università degli Studi di Napoli coordinati da Ugo Alberigo, Ferdinando Silvestro, Giuseppe Maresca e Mario Ricciardi e con il contributo di Vincenzo Di Micco.Il catalogo “Francesco Di Salvo. Opere e progetti” a cura di Gaetano Fusco, edito dalla Clean, Napoli 2003, contiene scritti di Pasquale Belfiore, Emanuele Carreri, Gaetano Borrelli Rojo, Ugo Carughi, Carla Maria De Feo, Gaetano Fusco, Alfonso Gambardella, Cherubino Gambardella, Enrico Guglielmo, Amato Lamberti, Maria Dolores Morelli, Massimiliano Rendina, Giacomo Ricci, Sergio Stenti e Ornella Zerlenga. Schede critiche di Marco Fabio de Lillo, Francesca Golia, Monica Imperato, Sabatino Polverino. CD ROM Allegato al catalogo curato da Marino Borrelli e Gaetano Fusco con testi di Emanuele Carreri e realizzazione grafica di Giuseppe Masone, Il catalogo è stato realizzato con il contributo della società il Vulcano Solfatara.Questa edizione digitale è stata prodotta da aniai Campania con il contributo della legge Regionale 19 /2019 della Regione Campania - Direzione Generale Governo del Territorio. La riorganizzazione e digitalizzazione dei materiali presenti in archivio, è stata curata da Renato Piccirillo con Ermes Multimedia digital design per la cultura.