Corrado Castagnaro*

Il Forte di Vigliena è un monumento d’interesse nazionale. Napoli è una città ricca e densa di tracce, stratificazioni, divenute parte testimoniale del nostro patrimonio culturale. L’abbondanza di questi beni, insieme a una cattiva gestione, conservazione e apprezzamento di questi ultimi fa sì che molti di questi vengano dimenticati e abbandonati a loro stessi. La tutela e la valorizzazione delle risorse culturali materiali e immateriali è finalizzata sia alla migliore trasmissione alle generazioni future, sia al migliorare la fruizione e l’accessibilità di questi luoghi. A tal proposito è necessario un recupero non solo materiale, ma anche e soprattutto di carattere ideologico al fine di restituire alla collettività l’importante patrimonio culturale delle nostre città. Il bene è si parte testimoniale di un’epoca passata, ma affinché diventi oggetto d’uso della contemporaneità ed integrato nella vita quotidiana deve essere rifunzionalizzato e divenire parte attiva del processo della città. Il Forte di Vigliena si colloca nell’area est della città metropolitana di Napoli, ai limiti della città storica consolidata. È posto al margine tra l’area del porto gestita dall’Autorità Portuale ed i binari della linea ferroviaria, che rappresentano una vera e propria cesura, un limite tra l’area densamente abitata di San Giovanni a Teduccio e la zona industriale del porto. Il Forte si presenta in una sorta di limbo, di buffer zone, al centro tra le due aree, senza realmente appartenere né all’una né all’altra. È un elemento cardine per ripensare lo sviluppo e la trasformazione dell’area est della città di Napoli, da mettere a sistema con i vari compendi industriali dismessi, l’edificato urbano retrostante e il grande polo universitario di San Giovanni a Teduccio, per tentare una ricucitura del tessuto urbano. La trasformazione radicale dell’area dal significativo valore potenziale sia culturale, sia paesaggistico e dall’alto fascino per la presenza di diversi manufatti di archeologia industriale, vede in questi elementi fondamentali, la possibilità per definire una riconfigurazione della zona.

Oggi il Forte di Vigliena si presenta sotto forma di rudere inaccessibile. Un monumento destinato all’incuria e all’abbandono, arretrato rispetto al filo dello Stradone Vigliena, delimitato da un anonimo recinto, in un contesto urbano che vede prevalere compendi industriali e capannoni eterogenei che lo circondano, quasi soffocandolo e prevaricandone i resti, senza alcuna forma di distanziamento e rispetto. (FIG.01) Le pietre, come si evince dalle foto aeree e dalla ricostruzione digitale, sono caratterizzate dalla presenza di vegetazione infestante che ne ricopre le tracce, non consente di attraversarne gli spazi e ne limita la percezione spaziale. In origine l’impianto era simmetrico a base pentagonale composto da due torrini laterali d’avvistamento: un complesso introverso, una fortezza armata di cannoni per difendere la costa dagli attacchi provenienti dal mare. Questa testimonianza materiale di diverse battaglie, è divenuto un luogo dimenticato da Napoli e dai Napoletani, ed è oggigiorno non accessibile. Il tema che abbiamo voluto affrontare è l’inaccessibilità del monumento. Tematica sempre più complessa, ricorrente nelle nostre vite e attuale in relazione alla fruizione dei Beni Culturali. L’inaccessibilità, quindi l’impossibilità di fruire di luoghi, è una condizione che in questo particolare periodo di pandemia che stiamo vivendo, caratterizza la nostra quotidianità e il godimento di questi luoghi. Provocatoriamente abbiamo valicato il recinto che delimita il Forte di Vigliena e sorvolato l’area mediante l’utilizzo di un drone.

L’intento è denunciare lo stato di degrado, incuria e abbandono che interessa questo manufatto e attraverso la ricostruzione tridimensionale di un modello digitale fotorealistico renderlo nuovamente accessibile. Quest’ultimo enfatizza la relazione tra le interessanti tracce murarie e l’infestante vegetazione che rende impossibile attraversare l’opera e percorrerla attentando al suo stato di conservazione. Sebbene non sia possibile fruire fisicamente del bene attraverso le canoniche vie esperienziali sensoriali, si è tentato un approccio alternativo finalizzato in primis al manifestare la gravità della condizione in cui verte il monumento e in secondo luogo incentivare la diffusione e conoscenza del bene, sconosciuto a molti in città, soprattutto nelle aree limitrofe.

La ricostruzione digitale del fortino, è uno strumento importante per analizzare in maniera non invasiva e con accurata precisione lo stato delle opere così da poter eventualmente monitorare nel tempo le variazioni e definire una documentazione conoscitiva come base per il progetto di restauro e modificazione del manufatto. Una metodologia che ci consente di fissare lo stato di conservazione della fabbrica e renderlo, seppur in forma digitale, fisicamente accessibile e conoscibile. È proprio la visione aerea, quella impossibile da percepire alla quota d’accesso al Forte la più interessante, che ci consente di riconoscere i frammenti di mura rimasti, ricoperti dalla vegetazione, a ricomporli in maniera unitaria, attraverso uno sforzo immaginativo. L’apporto delle nuove tecnologie è di notevole importanza per la fase iniziale, conoscitiva e di studio approfondito dei beni culturali ed è in continua evoluzione.

Lo studio oltre a descrivere lo stato del manufatto, evidenzia, qualora ci fossero dubbi a riguardo, il potenziale dell’opera a prestarsi ad un’operazione di restauro e riconfigurazione.
In un contesto socioculturale in cui le dinamiche ed i metodi di comunicazione dell’informazione cambiano con una rapidità impressionante, risultano fondamentali nuove strategie di promozione e diffusione del valore culturale di un bene.
Viviamo nell’era digitale, di continua e costante propagazioni di immagini attraverso social network, portali web, dispositivi mobili, il fine di questa azione è implementare la diffusione e la conoscenza del bene. L’obiettivo è renderlo conoscibile, provare a sensibilizzare la collettività, in particolare la comunità locale, nei confronti di un importante valore testimoniale presente sul territorio.

È necessario quindi un confronto con le forme di comunicazione della società contemporanea sia per trasmettere il messaggio a diversi gradi di fruitori, sia per mostrare le potenzialità, spesso inespresse, del nostro patrimonio, raggiungere un bacino di utenza più ampio e sensibilizzarlo nei confronti di tematiche di interesse culturale. È da non sottovalutare la condizione che vede fortemente legati molti giovani all’utilizzo di un linguaggio smart ed immediato come quello fornito dalla tecnologia, che saranno maggiormente stimolati ed avranno l’occasione di avvicinarsi con maggiore facilità verso argomenti percepiti talvolta con una certa distanza e privi di attrattività. La divulgazione della conoscenza del patrimonio culturale può, attraverso tecnologie e metodologie innovative, configurare scenari ed esperienze alternative, in grado di consentire una fruizione virtuale a distanza del bene e una più rapida visualizzazione. Non va dunque sottovalutata la possibilità di utilizzare contenuti informativi mediante le nuove tecnologie e mezzi di comunicazione come i social media ed Internet. Grazie a queste forme comunicative, è possibile porre l’attenzione e sensibilizzare la collettività nei confronti di oggetti di interesse e renderli, seppur in forma alternativa, accessibili. Quest’azione ha una motivazione ancora più rilevante se contestualizzata ai giorni nostri, con il diffondersi di una pandemia, che preclude gli spostamenti e la fruizione fisica di qualunque bene culturale.

Il progetto Virtual Vigliena, lungi dal voler sostituire un’azione concreta sul campo e la conoscenza diretta del manufatto, ma in un momento di difficile movimentazione e fruizione dei luoghi della cultura per via della pandemia la produzione di questo materiale vuole rappresentare l’opportunità per diffondere l’importanza e l’interesse di un bene poco conosciuto come il Forte di Vigliena.

Spesso ci poniamo giustamente in maniera dura e critica nei confronti delle nuove tecnologie che hanno mutato, talvolta in negativo, il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali, limitando i rapporti umani, mercificando attraverso un uso sconsiderato di immagini di consumo, l’architettura e gli oggetti del vivere quotidiano. Abbiamo provato ad evidenziare e definire un approccio decisamente positivo di queste tecniche e strumentazioni che devono sempre essere considerate e utilizzate come metodologie a supporto, strumenti che necessitano di essere guidati dal pensiero umano, capaci di implementare l’esperienza di conoscenza e fruizione del bene, ma non sostitutive dell’esperienza fisica e diretta.

Sebbene il fascino della rovina nella storia dell’umanità abbia sempre generato un certo interesse in chi la osserva, non possiamo permetterci di perdere l’ennesimo importante valore testimoniale della nostra cultura e storia. Il Forte può rappresentare, inoltre, l’occasione per riscoprire una parte della nostra città isolata ed abbandonata a sé stessa. Può fungere come volano per la trasformazione dell’intera area e l’occasione per una riqualificazione, magari bandendo un concorso di progettazione e restauro, dando così la possibilità a giovani professionisti di esprimersi sul tema e provare a tracciare delle interessanti soluzioni di trasformazione. Il focus sul Forte di Vigliena rappresenta l’opportunità per porre l’attenzione verso un valore testimoniale importante dell’area est della città di Napoli, una cerniera tra porto e città, da collocare in un’operazione ad ampio raggio di ricucitura urbana.

* Phd student, Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Past President, Rotaract Club Napoli Est a.R. 2018/2019

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